La costante riduzione del numero degli iscritti alle facoltà di architettura (fatta salva la mini-ripresa degli ultimi due anni), è un fenomeno che traina una serie complessa di effetti, tutti negativi. La vita e lo sviluppo delle città, nella complessità delle relazioni costituenti, richiederebbero la presenza di un numero di architetti sempre maggiore e con professionalità tali da poter governare i processi di interazione tra le innumerevoli componenti attive della struttura urbana e territoriale. La “ricucitura” di cui parla spesso Renzo Piano è un’immagne chiara di questa necessità: è (o dovrebbe essere) la caratterizzazione della formazione dell’Architetto.
Governare i processi di interazione (ricucire) è un atto progettuale riferibile allo spazio interno di un fabbricato e alle sue componenti architettoniche, all’intorno di vicinato, al quartiere, alla città, al sistema territoriale qualunque sia la sua estensione e la scala di intervento. Questa figura professionale, pur presente nella storia dell’architettura, con i caratteri peculiari di ogni epoca, oggi è ridotta ad un numero esiguo di esemplari; architetti privilegiati dalle prossimità con sistemi economici ed in generale di potere ma anche professionisti che hanno saputo imporsi per preparazione, cultura, lungimiranza e fiducia nella possibilità di investire sui propri mezzi.
Il nodo vitale della formazione
Preparazione e cultura: questo binomio appare sempre più debole nei giovani laureati; certamente non per limiti personali ma per scuole di architettura che hanno rinunciato alla complessità e all’approfondimento per non perdere definitivamente la loro popolazione studentesca, a sua volta vittima inconsapevole di una legislazione il cui unico interesse è far aumentare rapidamente il numero dei laureati, indipendentemente dal loro livello di preparazione e spesso ad onta di quest’ultimo.
In questo panorama la figura dell’Architetto è forse la più penalizzata perché la sua caratteristica di svilupparsi tra l’arte e la tecnologia per generare sistemi spaziali dove questi due aspetti si fondono in un insieme armonico, richiede una base accademica di altissimo livello e la contemporanea possibilità, durante la vita universitaria, di una continua “immersione” nella grande cantieristica dell’edilizia, del restauro, della pianificazione.