QUALE ARCHITETTURA

In un saggio pubblicato nel 1992, Françoise Choay ha messo bene in luce il cambio di scala tra la città tradizionale e quella contemporanea (post-urbana). La frattura è recente. Choay riconosce nella città consolidata un principio di continuità, di narrazione, di interrelazione tra le scale.  Dalla città medievale a quella classica e a quella moderna è possibile rintracciare la lunga durata delle regole e dei dispositivi dell’organizzazione spaziale.

Si è spesso messo in evidenza come nella città contemporanea dominino i vuoti, gli spazi aperti. Questo è vero ancora di più per la città diffusa. Il vuoto è il suo vero connettivo. Se si osserva con attenzione è possibile individuare una molteplicità di situazioni differenti. Tra queste emergono le figure degli spazi aperti (o vuoti) di relazione e gli spazi neutri. I primi sono rappresentati dagli slarghi,  dalle piazze, dai parcheggi, dalle aree di sosta davanti ai centri commerciali, alle stazioni di servizio, alle discoteche: spazi di collegamento, di relazione, di raccolta. In questo gruppo mi sentirei di collocare anche le Stazioni ferroviarie che sono sostanzialmente spazi aperti specializzati, separati dall’ambiente urbano da edifici che appaiono più come quinte che come contenitori.

Gli spazi neutri sono stati chiamati così perché la loro destinazione è indefinita. Prevalentemente pubblici, sono spazi di risulta in cui a volte si addensano i rifiuti della città. La loro presenza, sotto i viadotti, lungo gli argini cementificati dei fiumi, tra gli svincoli di una superstrada pone da sempre un problema di progettazione e di gestione.

Nei nuovi scenari urbani, l’Architettura si rivolge al desiderio della popolazione di essere parte della dinamica urbana, in termini di benessere, di partecipazione allo spettacolo del paesaggio urbano. Un’architettura la cui intenzionalità scenica è costante ed è inevitabile che nel brusio, la voce più forte diventi il consumo. I centri commerciali diventano loro stessi ambiti urbani dove gli spazi di relazione, di aggregazione, sono in realtà pianificati e orientati allo sviluppo delle attività presenti.